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La stampa e la TV
08 DICEMBRE 2012
Massacrò i carabinieri, ergastolo choc

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Il massimo per Gorelli: il pm aveva chiesto 20 anni, la parte civile non voleva una pena a vita, difesa pronta all’appello


GROSSETO. Ergastolo per Matteo Gorelli. Il massimo della pena per il giovane di Cerreto Guidi - 21 anni il prossimo 4 gennaio - accusato dell’omicidio del carabiniere Antonio Santarelli e del tentato omicidio del collega Domenico Marino (25 aprile 2011). Il gip Marco Bilisari ha pronunciato la sentenza (rito abbreviato) pochi minuti dopo le 21, dopo un’udienza che si era protratta per quasi sette ore. Non lo voleva il pm, l’ergastolo (aveva chiesto 20 anni). Non lo voleva nemmeno la parte civile. Una sorpresa. «Da togliere il fiato - dice Claudia Francardi, la vedova Santarelli - Sono sconvolta, non riesco a parlare». Piangono i genitori di Matteo, Irene e Francois, mentre lì accanto le lacrime si alternano alle imprecazioni, mentre due carabinieri scortano il giudice all’uscita dall’aula, mentre Claudia cerca di avvicinare Irene.

«Si è giocato tutto sulle generiche - dicono i difensori di Matteo, Luca Tafi e Francesco Paolo Giambrone - Il giudice non le ha concesse e dunque si è passati dai 20 anni all’ergastolo: per noi c’erano tutti i presupposti per la concessione. La sentenza non ha stupito solo noi, ha stupito molti. Leggeremo le motivazioni (60 giorni, ndr) poi faremo appello».

Oltre alle pene accessorie come la sospensione della patente, Gorelli è stato condannato a versare oltre 1 milione di provvisionale: 300 mila al figlio di Santarelli, Niccolò; 200 alla madre dell’appuntato, Maria Restauri, 100 al fratello Gianluca e 100 alla sorella Ida; 260 mila al ministero della difesa; 2.000 euro all’associazione Vittime del dovere. Al resto penserà il giudice civile.

Matteo è così tornato ai domiciliari alla comunità Exodus di Milano, dove è ristretto da settembre e da dove era arrivato alle 11,40, scortato dalla polizia penitenziaria. Giacchetto e scarpe nere, jeans, mani dietro la schiena, ha rivolto uno sguardo veloce ai genitori e ai parenti che lo aspettavano davanti all’aula. Alle 12,10 l’inizio dell’udienza, in camera di consiglio, dove sono stati ammessi soltanto i legali e i familiari costituitisi parte civile, nonché Domenico Marino che in quell’aggressione aveva subito gravissime lesioni all’occhio. Gli altri hanno atteso fuori, gettando ogni tanto uno sguardo all’interno dalla vetrata. Ha parlato il pm, hanno parlato le parti civili. Nessuna pausa fino alle 14,35: a questo punto il giudice ha interrotto per mezz’ora. Claudia Francardi è uscita singhiozzando dall’aula, dove poco prima aveva riascoltato la ricostruzione della scena dell’aggressione. Dove il pm Giuseppe Coniglio aveva chiesto 20 anni per il giovane, partendo da una pena di 21 anni, aggiungendone 9 per la continuazione con gli altri reati (tentato omicidio, rapina, resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento di vettura militare, guida in stato di ebbrezza), parificando attenuanti e aggravanti e scontando di un terzo la pena come prevede il rito. Dove l’avvocato Massimo Gaggioli (Avvocatura dello Stato) aveva chiesto l’ergastolo per Matteo. Dove l’avvocato Paolo Bastianini (parte civile, per il figlio) aveva respinto la richiesta dell’ergastolo («sia valutata l’immensità del danno, ma la volontà di Claudia è quella che non vi sia un’altra vittima») e comunque chiesto una pena più alta dei 20 anni. invocando un risarcimento da 500mila euro. Dove gli avvocati di parte civile si erano commossi, ripercorrendo la tragedia di quell’uomo morto dopo una lunga agonia, senza riprendere conoscenza. Nella stessa aula, poco prima, Matteo aveva gridato, disperato, forse consapevole per la prima volta del destino cui andava incontro.

Tratto da iltirreno.gelocal.it

 

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