MAFIA: A MANGANELLI E IVAN LO BELLO IL PREMIO BORSELLINO (2)
(Adnkronos) - L'edizione di quest'anno, ha spiegato Violante, vuole aprire una finestra sulle persone che sono morte nell'esercizio del proprio dovere. Storie di agenti di polizia, carabinieri, guardie di Finanza o vigili del fuoco custodite e tramandate dalle associazioni delle vittime che sono nate nel corso degli anni, per tutelare il ricordo dei caduti ma anche per rivendicare un trattamento equo che lo Stato fino a qualche anno fa non riconosceva alle famiglie o ai parenti dei caduti. Un'esperienza come quella raccontata da Emanuela Piantadosi, figlia di un sottufficiale dei Cc morto nel 1980 per mano di un ergastolano in licenzia premio.
"Troppo spesso -ha raccontato in sala stampa alla Camera- si da' spazio ai carnefici, mentre le vittime del dovere rimangono coperte dal silenzio. Per anni, insieme a tante altre persone che hanno condiviso la mia stessa esperienza, abbiamo lottato affinche' alle vittime del dovere fosse riconosciuto lo stesso trattamento economico che viene attribuito ad esempio ai parenti delle vittime di mafia. Una battaglia che ha avuto un primo riconoscimento nel 2006, quando nella finanziaria e' stato previsto un fondo, anche se minimo, per un giusto risarcimento". "Lo Stato puo' fare molto -ha raccontato Giuseppe D'Anna presidente dell'Assovittime e figlio di un carabiniere che venne ucciso davanti ai suoi occhi quando aveva solo 5 anniassicurare, ad esempio, i finanziamenti per mantenere aperte le strutture che a Napoli assicurano l'ospitalita' e l'insegnamento a 6000 ragazzi con situazioni di grave disagio sociale e familiare alle spalle e che rischiano di finire di nuovo in strada dove li abbiamo raccolti per la mancanza di risorse".
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