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28 MARZO 2014
La Repubblica - Blogautore di Eugenio Capodacqua - Il Paese della vergogna

http://capodacqua.blogautore.repubblica.it/ Il Paese della vergogna Il paese della vergogna. C’è un paese che vorrebbe cambiare, rinnovarsi, ritrovare valori e ideali che costituiscono il nerbo della vita civile comune. E c’è un paese che dimentica con assurda leggerezza. Che asseconda la deprecabile propensione a cancellare i ricordi, a fare tabula rasa di messaggi e insegnamenti. Anche quelli più veri e profondi. Una cittadina pugliese, Ruvo di Puglia, provincia di Bari, dimostra come anche i più efferrati delitti possano essere cancellati dalla memoria con incosciente facilità. Accade infatti che gli amministratori comunali non abbiano esitato un attimo ad inserire nella cosiddetta “Primavera Rubastina 2014”, una manifestazione culturale, la presentazione del libro dell’ex brigatista rossa Barbara Balzerani, condannata a sei ergastoli per i delitti compiuti e mai pentitasi. Lo segnala Emanuela Piantadosi, presidente dell’Associazione Vittime del dovere, un’organizzazione che tutela le famiglie dei caduti e dei feriti nell’esercizio del loro dovere e cioè: forze dell’ordine, forze armate, magistrati uccisi o rimasti invalidi, vittime del terrorismo e della criminalità organizzata comune. “Grottesco che si cerchi riconoscimento proprio dalle istituzioni che tanto irresponsabilmente si è voluto contrastare, puntando a vetrine particolari e pseudo-legittimazioni pubbliche”. Con grave scorno delle famiglie delle vittime. Protestano i famigliari del magistrato Girolamo Minervini ucciso a Roma nel 1980 dalle brigate rosse, del vicebrigadiere della Polizia Francesco Zizzi, morto nella strage di Via Fani il 16 marzo 1978, di Rosario Berardi, maresciallo di PSe medaglia d’oro al valor civile assassinato nel ’78 dalle br, originario, oltretutto, proprio di Ruvo di Puglia. “Dovrebbe essere un atto spontaneo e naturale di buonsenso comprendere il disagio emotivo cui noi vittime siamo sottoposti quando subiamo l’umiliazione di dovere assistere alla bramosia di protagonismo dei carnefici dei nostri cari”, dice la Piantadosi, figlia del Maresciallo Capo dei Carabinieri Stefano Piantadosi, ucciso ad Opera (MI) il 15/6/1980 da un ergastolano in permesso premio. “E’ innegabile – dice Ambra Minervini, figlia del magistrato Girolamo – che, avendo scontato la pena inflittale, anche la Balzerani abbia ora il diritto di rientrare nella società e vivere la sua bella vita; ma è un’assassina, e rimane e rimarrà sempre un’assassina. Mio padre, invece, che la sua bella vita non ha potuto vivere e mia madre, che da quel maledetto giorno è come se fosse morta anche lei, sono le sue vittime e rimangono e rimarranno sempre vittime”. Vittime che hanno il sacrosanto diritto al rispetto della memoria: “Ormai sta diventando una consuetudine, per taluni carnefici – dice ancora la Piantadosi – cercare l’avallo delle proprie azioni, della propria persona, mediante la redazione di proprie storie romanzate, o trasposizioni cinematografiche edulcorate o conferenze pontificatorie. Ciò costituisce per l’Associazione Vittime del Dovere un grave affronto alla memoria dei caduti, che, come ha ricordato in più occasioni il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “Meritano un rispetto che è spesso mancato, e proprio da parte dei responsabili delle azioni terroristiche. Lo Stato democratico, il suo sistema penale e penitenziario, si è mostrato in tutti i casi generoso: ma dei benefici ottenuti gli ex terroristi non avrebbero dovuto avvalersi per cercare tribune da cui esibirsi…”

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