Nato a San Michele di Ganzaria, in Sicilia, il 20 febbraio 1905, l'appuntato dei Carabinieri Giuseppe Liotta partecipò alla Seconda Guerra Mondiale, durante la quale venne fatto prigioniero in Africa e poi trasferito nel campo di prigionia di Abergavenny, in Galles.
Finito il conflitto, riuscì a rientrare in Italia e alla fine degli anni '40 era in servizio alla stazione dei carabinieri di Vittoria.
La sera del 7 agosto 1949, intorno alle 22, una pattuglia composta dall'appuntato Liotta e dai carabinieri scelti Giuseppe Salerno e Rosario Buè fu vittima di un'imboscata a colpi di moschetto e bombe a mano sulla strada S. Croce Camerina-Comiso. L'appuntato Liotta, colpito alla testa, morì sul colpo mentre gli altri due militari riuscirono miracolasamente a salvarsi. I malviventi fecero perdere leloro tracce e restarono senza volto per anni.
Il carabiniere brutalmente assassinato lasciò la moglie e due figli in tenera età, una bambina di meno di due anni e un bambino di otto mesi.
Nel 1956 la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva a trent'anni di reclusione come responsabili del delitto tre giovani del posto: Salvatore Catalano, Generoso Biagio e Giuseppe Ciarcià. Improvvisatisi banditi, avevano voluto dare una lezione ai rappresentanti dell'ordine costituito.
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