L'Associazione Vittime del Dovere svolge da anni una copiosa attività di approfondimento e sensibilizzazione finalizzata alla conoscenza e allo studio dei fenomeni criminali e al contrasto della criminalità organizzata.
Un impegno quotidiano che si esplica, in contesti istituzionali, parlamentari, pubblici e didattici, attraverso:
Si è tenuta oggi presso la Camera dei Deputati la riunione organizzativa per la Cerimonia di commemorazione del "Giorno della memoria" dedicato alle vittime del terrorismo a cui hanno partecipato numerose associazioni.
In tale sede l’Associazione Vittime del Dovere ha chiesto che le Istituzioni intervengano in modo concreto per stigmatizzare i palcoscenici incalzanti organizzati per gli ex terroristi. L'ultimo caso, scongiurato grazie al nostro intervento e a quello di altre vittime del terrorismo, a Bari dove Alberto Franceschini, fondatore delle Brigate Rosse, avrebbe dovuto intervenire in un convegno su Aldo Moro con tanto di incredibile patrocinio della Regione Puglia e del Ministero dell’Istruzione.
Il prossimo appuntamento è previsto a Milano, dove Barbara Balzerani, ex Brigatista, mai pentita o dissociata, presenterà il 18 aprile il proprio libro in uno spazio concesso dal Comune di Milano.
Ciò che sconvolge e amareggia di più è che questo episodio veda coinvolta -ancora una volta - la Balzerani che, 16 marzo 2018 giorno dell’anniversario della strage di via Fani e del rapimento di Aldo Moro, ha avuto la sfrontatezza di sostenere che "fare la vittima è diventato un mestiere" (...) “c’è una figura, la vittima, che è diventato un mestiere, questa figura stramba per cui la vittima ha il monopolio della parola. Io non dico che non abbiano diritto a dire la loro, figuriamoci. Ma non ce l’hai solo te il diritto, non è che la storia la puoi fare solo te”.
Proprio su tale ultimo episodio l’Associazione ha presentato formale querela presso la Procura della Repubblica di Firenze sottolineando che “la stessa abbia deliberatamente approfittato dell’occasione che le veniva offerta per la presentazione del proprio libro in coincidenza con il quarantennale dell’eccidio di via Fani per aggredire la reputazione delle vittime del terrorismo e del suo terrorismo in particolare, di quelle defunte e di quelle sopravvissute; di quelle dirette e di quelle indirette, al limite della pura e semplice contumelia. (...) La connotazione oggi attribuita dalla Balzerani alle vittime del terrorismo, in considerazioni del ruolo preminente svolto dalla stessa nelle stesse vicende storiche che determinarono la sorte dei soggetti attinti dalla politica stragista e dei loro familiari e prossimi congiunti, è obiettivamente ed innegabilmente negativa e gravemente lesiva del ricordo di chi è caduto sotto i colpi della lotta armata e di chi ancora oggi ne piange la scomparsa.”
Purtroppo di recente il Gip del Tribunale di Firenze ha emesso un’ordinanza di archiviazione premettendo che “Al fine di valutare la predetta idoneità (ndr. offensiva) occorre peraltro separare rigorosamente la portata giuridica delle sopra ricordate espressioni, rispetto alla valutazione che di esse può essere svolta sul piano etico-morale.“ e che “non può essere questa la sede (...) per giudicare l'opportunità della scelta del luogo e soprattutto del tempo, coincidente con l'anniversario del rapimento di Aldo Moro e dell'uccisione degli uomini della sua scorta, in cui esprimere, da parte della BALZERANI, simili considerazioni; ed è altrettanto comprensibile che argomentazioni di questo tipo, soprattutto se provenienti dai protagonisti attivi di eclatanti fatti di sangue, possano rinnovare il dolore dei congiunti delle vittime di quei fatti, di cui si sono resi responsabili l'indagata ed altri appartenenti alla medesima formazione terroristica.”
In tal modo il Gip giunge alla conclusione che “Resta il fatto che il discorso complessivamente formulato dall'indagata era presumibilmente limitato a contestare che ai congiunti di queste vittime fosse e sia dato tanto più spazio, rispetto alla versione offerta dai responsabili”.
Non è la prima volta che dobbiamo intervenire (in calce alcuni precedenti) per tutelarci dall’attacco continuo e scellerato alla memoria dei nostri cari ad opera di terroristi ed efferati criminali, che non solo si ritrovano nella libertà di esprimere le loro idee, a differenza dei nostri cari che non hanno diritto di replica, ma che il più delle volte trasmettono messaggi ambigui alle nuove generazioni tentando di trovare scusanti per le proprie azioni che, di giustificazione non ne hanno e non ne avranno mai.
L’Associazione ha portato avanti diverse proposte legislative anche in tema di giustizia penale nell’intento di tutelare -a tutto tondo- il principio del rispetto della memoria di tutte le vittime e dei loro familiari.
Si evidenzia, infatti, che la tendenza dei provvedimenti legislativi ed amministrativi degli ultimi anni, in materia penale, è stata quella di dare grande attenzione ai pur urgenti temi delle esigenze dei detenuti: maggior attenzione per i disagi psicologici, dello stato di salute in carcere e dei diritti a mantenere vivo il contatto con le famiglie, fino a riconoscere il diritto all’ affettività. Tuttavia a tale considerazione non segue una paritaria riflessione sulle esigenze di certezza della pena e di rispetto della memoria, delle Vittime. Assistiamo ad un’azione inversa, dove si cerca di creare una sorta di insensibilità al dolore delle vittime, mentre si veicolano attraverso mass media – e non più nelle aule di Giustizia - appelli di terroristi estradati o di boss della criminalità organizzata per ottenere sconti di pena, permessi ed autorizzazioni e dove gli stessi prodotti editoriali, televisivi, cinematografici, raccontano le gesta criminali, proponendo un’immagine accattivante dell'antieroe, invece di esaltare i veri eroi contemporanei.
Tuttavia questo non basta a fermare la pervicace ricerca di palchi o cattedre da cui professare le proprie scellerate idee e narrare con un’attuale e rinnovata carica emotiva la tremenda e dolorosa verità delle proprie ferine azioni.
Le discutibili ideologie non possono essere addotte per autoassolversi da responsabilità morali e materiali sbandierate all'opinione pubblica, sperando di accogliere i favori delle nuove generazioni che non hanno vissuto quel drammatico periodo storico.
A tal proposito la nostra associazione ha sollecitato i vari Governi, succedutisi dal 2010 ad oggi, ad intervenire con norme limitative, nel rispetto dei principi costituzionali, contemperando la libertà di manifestazione del pensiero con la tutela della dignità umana e della memoria delle vittime, in ossequio a quanto sostenuto dalla stessa Corte Costituzionale “la libertà di manifestazione del pensiero trova i suoi limiti non soltanto nella tutela del buon costume, ma anche nella necessità di proteggere altri beni di rilievo costituzionale e nella esigenza di prevenire e far cessare turbamenti della sicurezza pubblica la cui tutela costituisce una finalità immanente del sistema” (Corte Cost. 4 maggio 1970, n. 65).
Pertanto, dopo l’attività di sensibilizzazione pubblica e il ricorso alla Magistratura, non ci resta che insistere su un serio intervento legislativo.
Da un lato abbiamo chiesto che venisse limitata (non impedita) la possibilità per i peggiori criminali della storia italiana – terroristi, mafiosi o pluriomicidi - di poter speculare e lucrare con i propri macabri e inveritieri racconti, non avvalorati oltretutto da atti processuali, con l’introduzione nel codice penale dell’art. 195 bis che così dovrebbe prevedere ”Tutti i proventi derivanti al condannato dallo sfruttamento economico del reato commesso, realizzato in qualunque forma e con ogni mezzo, fatte salve le forme dovute a titolo di risarcimento di danni e spese processuali ai danneggiati, sono devoluti allo specifico fondo istituito presso il Ministero del Tesoro, con l’obbligo di alimentare i capitoli destinati alle Vittime.”
Dall’altro abbiamo insistito affinché le varie manifestazioni pubbliche di questo tenore non possano usufruire né del patrocinio delle Istituzioni dello Stato né possano trovare ospitalità, sia pure indirettamente, in luoghi riconducibili alla proprietà dello Stato, soprattutto ove poste in essere da coloro che lo hanno combattuto tanto ferocemente e di cui hanno eliminato con efferatezza gli uomini migliori, proponendo l’inserimento nell’art. 28 del codice penale – dedicato all’interdizione – l’impossibilità per tali soggetti “di partecipare a qualsiasi iniziativa promossa, sostenuta, ospitata o patrocinata da una Pubblica Amministrazione”.
Le nostre proposte di modifica del codice penale vogliono costituire una risposta concreta alla reiterata mancanza di buonsenso, di opportunità e di pudore che dovrebbe contraddistinguere chi ha avuto la possibilità di reinserirsi nella società dopo aver ucciso, seminando terrore e disagio sociale.
Lanciamo quindi un appello al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente del Senato della Repubblica, al Presidente della Camera dei Deputati, ai Ministri e ai Parlamentari tutti affinchè qualcuno accolga il nostro appello e lo faccia proprio in vista della giornata del 9 maggio, che deve assumere un significato concreto perché lo Stato ponga finalmente in essere quelle iniziative necessarie a consegnare, anche e soprattutto, alle generazioni future i valori che le Vittime ci hanno lasciato, perché il loro esempio non vada perduto e la Memoria sia rispettata.
Dobbiamo dare a questa giornata risvolti tangibili, le Istituzioni dovrebbero palesare alle Vittime, cadute o rimaste invalide e ai loro familiari, il giusto riconoscimento morale per il tributo di sangue versato in nome dello Stato.
Dott.ssa Emanuela Piantadosi
Presidente Associazione Vittime del Dovere
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